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“Lo studio di 2 sociologi denuncia l’impoverimento culturale degli italiani. Un popolo di santi, di poeti e di navigatori è ora anche un popolo di ignoranti? Molto peggio, non sappiamo più interagire con la parola…..Il 70% gli italiani non in grado di afferrare il senso complessivo di un testo di Alessandro Manzoni; 7% i cittadini che hanno una piena comprensione di un testo complesso; 18% la quota di laureati tra gli italiani la più bassa dei Paesi Ocse….i nuovi poveri dal punto di vista culturale? Ne fanno parte i giovani che sui banchi non imparano abbastanza ma pure gli adulti che usciti dalle aule hanno scordato le nozioni di base e che si qualificano come analfabeti di ritorno…..Siamo di fronte a una gran massa di “analfabeti funzionali” che diversamente dagli “analfabeti strumentali” - quelli che non hanno mai imparato a leggere e scrivere -, sono persone che sanno vergare il proprio nome e compilare un breve avviso rivolto al pubblico, ma non sono in grado di farsi coinvolgere dai testi scritti; sanno svolgere una moltiplicazione a due cifre ma non sanno interpretare un semplice grafico ( il meteo per esempio) basato su percentuali…La Penisola è il Paese Ocse con la più bassa quota di laureati (18 per cento della popolazione adulta) e il più basso investimento pubblico in istruzione ( il 7 per cento della spesa per i servizi)….gli insegnanti nostrani sono i meno retribuiti del vecchio continente e i nostri studenti nei test internazionali sono scarsi….la colpa di tutto questo è della scuola? Troppo facile fare del sistema scolastico il capro espiatorio avvertono i due sociologi…..”( stralci dall’articolo - L’ERA DELLA POVERTÀ EDUCATIVA - ‘ LA STAMPA’).
Ho ascoltato il podcast e ho provveduto a inoltrarlo a mia figlia che ha un interesse specifico. Spero che acquisti il libro. A monte c'è un lavoro notevole che può essergli di grande utilità. Per quanto mi riguarda, l'intervista è uno spaccato nella scuola che risale a quando ero studente prima e insegnante dopo. La lotta alla selezione meritocratica intesa non come diritto alla promozione( il famoso 6 politico) ma come garanzia di studiare con pari opportunità. Allora come adesso i figli delle classi meno abbienti non hanno le stesse opportunità degli altri, basta guardare chi era e chi è interessato al fenomeno della dispersione scolastica. Da insegnante mi sono sempre battuto per ridurre il fenomeno, non so con quali risultati. A volte avevo l'impressione di rifugiarmi nella promozione a prescindere, ma era una scorciatoia che non affrontava il reale aspetto del problema: contribuire alla formazione degli alunni supplendo alle carenze culturali di origine sociale che c'erano dietro di essi. Spero che mia figlia riesca a fare meglio di quanto abbia fatto il padre. Questo libro può essergli di grande aiuto. (Paolo)